Venerdì 3 maggio presso la splendida cornice dell’Hotel
Columbus, proprio a due passi da Piazza San Pietro, si è tenuta la
presentazione di un libro davvero interessante che va alla scoperta, senza
avere l’ardire di essere una biografia, della figura del celebre critico
enogastronomico, Luigi Veronelli.
Prima di passare alla presentazione vera e propria, lasciate
che vi descriva la location unica in cui si è svolto questo interessante
evento.
L’Hotel Columbus è situato in uno splendido e maestoso
edifico quattrocentesco, Palazzo del Cardinale Domenico della Rovere, posto su
via della Conciliazione: questa strada è celebre perché costruita nel 1937
abbattendo il cosiddetto borgo di vicoli e vicoletti voluti dal Bernini per
creare uno stupefacente effetto “sorpresa”: si può oggi solo immaginare lo
stupore del pellegrino il quale all’improvviso sbucando da questi vicoli si
trovava innanzi l’immensa bellezza di Piazza San Pietro.
Per fortuna la costruzione della strada ha lasciato intatto
questo splendido palazzo voluto dal Cardinale della Rovere e che conserva al
suo interno affreschi delle volte del Pinturicchio ed importanti mobili e
dipinti antichi che contribuiscono a creare un’atmosfera d’altri tempi.
È in questa prestigiosa sede, in particolare nella sale del
Camino, che si è svolta la presentazione del libro Luigi
Veronelli – La vita è troppo breve per bere vini cattivi edito
da Giunti e Slow Food Editore. A questo incontro hanno partecipato gli autori
Gian Arturo Rota (legato a Veronelli da un rapporto ventennale e direttore
della Veronelli Editore) e Nichi Stefi (autore televisivo e teatrale, che ha
diretto tra gli altri il programma televisivo Linea Verde).
Devo dire che mi ha colpito molto la figura di Veronelli ed
in quest’occasione ho avuto modo di conoscere meglio una figura che al di là
della fama di grande recensore mi era piuttosto sconosciuta.
Sono rimasto affascinato dal grande senso di ottimismo e
positività che non avrei mai desunto dall’atteggiamento serioso e formale che
traspariva al pubblico. Questo suo lato può essere sintetizzato con un suo
celebre motto che così recita “L’uomo è nato per festeggiare la Vita”.
Molti gli aneddoti descritti dagli autori su questo illustre
personaggio, ad esempio è stato raccontato come e quando Veronelli sorseggiò il
suo primo bicchiere di vino: era il giorno della sua prima comunione ed il padre,
avvicinandosi al ragazzo con un bicchiere colmo di vino, gli elogiò le caratteristiche
di quella bevanda e gli sottolineò l’attenzione e l’importanza del gesto che stava
per compiere, pregandolo di non dimenticare mai che “dentro un bicchiere di
vino c’è la fatica del contadino”. Quell’assaggio segnò per Veronelli un
momento importante della sua vita, un evento che non dimenticò mai e che allora,
per lui, segnò l’ingresso nell’età adulta.
Veronelli non dimenticò mai quelle parole e ne fece un
prezioso punto di riferimento anche nel suo lavoro. Infatti proprio tenendo a
mente quelle parole elaborò il suo personale concetto del buono e del cattivo
critico.
Proprio in considerazione del fatto che dietro un vino, sia
esso più o meno buono, vi è alle spalle il duro lavoro del contadino Veronelli
riteneva che il buon critico fosse colui che riusciva a trovare e cogliere i
pregi anche del cattivo vino e solo successivamente, se proprio non ve ne fossero,
allora poteva citare qualche difetto. Disprezzava, invece, quei critici i quali
erano alla disperata ricerca di difetti, anche nel miglior vino, al solo scopo
di dare autorevolezza alla propria persona.
Veronelli era una persona molto semplice ed umile, dotato di
una immensa e poliedrica cultura ma capace al tempo stesso di divertire ed
allietare senza essere in alcun modo noioso; hanno ricordato inoltre il suo
essere spiritoso ed ironico, citando un divertente episodio: un giorno un
giornalista gli chiese cosa ne pensasse il Maestro dei vini nel tetrapack,
ebbene il critico lo guardò e con aria perplessa rispose: “guardi, non so
proprio cosa dirle, io in verità mi occupo di Vini”.
Negli ultimi anni della sua vita Veronelli si appassionò all’Olio
ed a dimostrazione della sua umiltà, non fingeva di essere esperto conoscitore
della materia ma al contrario chiedeva a tutti curiosità, dubbi e informazioni per
conoscere sempre più questo prodotto, che è sempre rimasto in secondo piano
rispetto ad altri più celebri, pur essendo uno dei simboli dell’Italianità e della cucina
mediterranea, che spero presto di poter trattare in uno dei miei prossimi post.
Al termine della presentazione tutti i partecipanti sono
stati invitati a degustare dell’ottimo Sherazade della casa vinicola
Donnafugata nella splendida cornice del cortile del ristorante La Veranda dell’Hotel
Columbus, accompagnato da ottimo finger food, tra cui della tempura di verdure
e dei conetti di pasta sfoglia ripieni al formaggio e spolverati di semi di
papavero.
Spero di aver attirato la vostra attenzione e sollecitato il
vostro interesse, in tal caso potrete approfondire l’argomento con la lettura
del libro.
A presto.
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