lunedì 6 maggio 2013

Street food in Circolo





Come forse avrete capito dal titolo di questo post, oggi voglio parlarvi di una serata speciale, di un tripudio di sapori distinti provenienti dall’Italia intera, ma anche dall’estero, un evento a cui ovviamente non potevo mancare e che voglio condividere con voi.
Avete capito a quale circolo mi riferisco? ma ovviamente al Circolo per eccellenza di Roma, il celeberrimo Circolo degli Artisti: uno dei più importanti centri culturali romani e universalmente riconosciuto come la capitale (nella Capitale) della musica indipendente.
Se avete una band, se siete un gruppo di musicisti e volete mettervi alla prova e mostrarvi al grande pubblico, contattate i responsabili del Circolo e chissà che non possa essere per voi un buon trampolino di lancio.
Vi chiederete come mai il vostro blogger enogastronomico di fiducia stia scrivendo di un locale come questo, vi rispondo subito. Nel mio peregrinare alla ricerca di nuove esperienze culinarie mi sono imbattuto in un tweet in cui si esaltava un evento dedicato allo street food al Circolo degli Artisti davvero da non perdere. Ovviamente non poteva sfuggirmi essendo il sottoscritto un grande estimatore di “street food”.
Oggi si utilizza questo binomio anglosassone per indicare una tipologia di degustazione “mordi e fuggi” da sempre esistita e che mi porta alla mente gli svariati tipi di cuochi (perché tali devono definirsi) ambulanti che offrivano ai passanti saporite bontà appena preparate proprio innanzi agli occhi ingolositi dei passanti.
 Sarò influenzato dalle mie origini campane ma pensando allo “street food” la mia mente vola alla Napoli ottocentesca a quelle fotografie in bianco e nero ingiallite dal tempo. Penso al maccaronaro che offriva spaghetti di Gragnano appena sbollentati e mangiati rigorosamente con le mani dai passanti i quali mostravano orgogliosi l’ambito piatto; ed ancora al sorbettaro che dissetava i palati dall’arsura estiva; e che dire del mellonaro; senza parlare poi della figura mitica ed ormai quasi estinta dell’ostricaro.
L’ultimo esemplare vivente di questo simpatico ed originale professionista, esperto di questo particolare mollusco, lo potete trovare visitando lo storico ristorante Ciro a Mergellina, dove il superstite si aggira per i tavoli offrendo i suoi prodotti freschissimi e appena pescati ai suoi clienti.

Ma non posso non pensare alla Napoli moderna, dove ogni genere di specialità è offerta all’avventore che vi passa innanzi, parlo ovviamente delle mitiche pizze a portafoglio (perché accartocciate in un foglio di carta) vendute nei vicoletti del centro storico o anche alle leggendarie pizze fritte di più antica memoria. A Napoli, infatti, quando si diceva di prendere una pizza, si intendeva non la celebre margherita cotta nel forno a legna, bensì quella fritta nell’olio bollente e ripiena di ricotta e cicoli (piccoli pezzi di carne e grasso del maiale); per intenderci quella che Sofia Loren preparava con le sue mani nel memorabile film “l’oro di Napoli”.


Perdonate questo breve excursus ma volevo che voi sapeste cosa è per me lo street food e volevo trasmettervi la stessa passione che nutro (o meglio di cui mi nutro) per questa arte gastronomica.
Perciò non mi sono lasciato sfuggire l’occasione di poter assaporare nello stesso luogo cibi tanto appetitosi quanto diversi tra loro per origine e tipologia.
Infatti nella allegra cornice del giardino del Circolo degli Artisti erano stati allestiti diversi stand che offrivano piatti veloci ed economici di tutti i generi: si passava dalle specialità messicane (tacos di pollo asado) alla tempura di verdure offerte dall’Emporio delle Spezie; il ristorante “Sapori di Gaeta” offriva la tipica Tiella, mentre Ombre e Cicheti (l’unico bacaro veneziano di Roma) offriva specialità della cucina veneta.
Si poteva optare ancora per degli ottimi ed originali prodotti siciliani di rosticceria e pasticceria proposte da Sicilianedde o ancora per delle appetitose tapas spagnole cucinate da Toro y tapas.
Ovviamente non potendo contraddirmi dopo la articolata premessa iniziale devo dire che mi sono lasciato ammaliare dallo Stand della Pizzeria Donnaregina di Napoli dove una collaudata equipe (un addetto all’impasto e farcitura; un altro alla friggitoria; un altro ancora intento a servire) con una sorprendente velocità presentavano delle eccezionali pizze fritte (quelle di cui vi parlavo sopra), delle ottime montanare (pasta della pizza fritta con pomodoro e mozzarella di bufala) e per finire delle frittatine di spaghetti con besciamella e prosciutto). Devo dire che lo stand era molto gettonato e per poco quasi non si litigava pur di accaparrarsi il succulento bottino.


Ho poi optato per delle semplice e gustose tigelle offerte da un locale che aprirà a breve ma che promette di far parlare di sé sia per la qualità dei prodotti e degli ingredienti utilizzati, sia per l’originalità delle ricette. Tra quelle personalmente assaggiate non posso non citare la Creativa (con mousse di cavolo rosso, pinoli, uvetta e tomino) o ancora la Zozzona (con lardo di colonnata, rosmarino, aglio e parmigiano reggiano) davvero indimenticabile o ancora l’originale ed ardita Bisognoso d’affetto (con nutella, ricotta e granella di nocciole).

La mia curiosità e la voglia di scoprire nuovi gusti mi ha portato allo stand di Stefano Callegari il quale insieme al suo socio Antonio Pratticò ha fondato il regno di una delle ultime mode gastronomiche romane: il trapizzino. Questo si può trovare sia nella sede originaria Sforno in zona Tuscolana, sia presso il nuovo locale Tonda in zona monte sacro, per non dimenticare 00100 pizza in zona Testaccio. Devo dire che è stato molto gustoso il primo assaggio di questo nuovo prodotto che spopola nella Capitale e che rappresenta, come suggerisce il nome, una via di mezzo tra un tramezzino ed una pizza. Si tratta, infatti, di un triangolo di pasta dello stesso sapore e consistenza della pizza, morbido e saporito può essere ripieno in diversi modi; io personalmente ho optato per quello con polpettine al sugo e la scelta è stata soddisfacente. Lascio a voi scoprire le altre innumerevoli altre varianti che fanno esclusivo riferimento alla romanità di cui questo piatto aspira ad essere simbolo, solo per citarne alcuni il ripieno alla trippa o alle seppie e piselli. Dopo positive recensioni della critica (Gambero Rosso e New York Times) e un discreto successo di pubblico sono certo che il futuro di questa specialità è sicuramente quello di rientrare meritatamente nel panorama gastronomico romano.





Infine mi sono lasciato incuriosire dallo stand dedicato a supplì e crocchette allestito da Giancarlo Casa del ristorante La gatta mangiona. In particolare, oltre ad un particolare Supplì risi e bisi, forse dettato dall’influenza del suo vicino veneziano il bacaro Ombre e Cicheti, devo segnalare lo squisito Norcino anni ’70 con dell’ottima salsiccia al rosmarino, senza parlare di quello all’Amatriciana o ancora le crocchette alla sarda con olio all’aglio, pecorino rigorosamente sardo e menta.
Spero di avervi incuriosito, di aver sollecitato il vostro interesse e la vostra curiosità, di aver dato qualche spunto per offrire al vostro palato dell’ottimo street food. Se vi è piaciuto questo post, se anche voi amate lo street food, se volete consigliare il vostro street food preferito, lasciate un commento e seguitemi su twitter (@blogallacoque) per altre interessanti proposte.  

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