giovedì 27 marzo 2014

I Grandi a tavola: viaggio nei gusti culinari dei Protagonisti della Storia.



Giulio Cesare

Chi di voi non si è mai chiesto di cosa fosse ghiotto il celebre condottiero romano, considerato il primo Imperatore di Roma e membro della illustre gens Iulia, discendente addirittura di Romolo, il fondatore di Roma. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, Cesare non era molto parco e attento sia nel mangiare che nel bere. Tanto che Marco Porcio Catone narra che Cesare fu l’unico sovvertitore dello Stato a non essere ubriaco. Ma a lui si deve molto, e non mi riferisco alla Caesar Salad (che nulla ha a che vedere col valoroso condottiero) bensì ad una massima giunta fino a noi. Lo storico Plutarco racconta che, invitato a cena da Valerio Leone a Milano, gli furono offerti degli asparagi al burro, quest’ultimo usato dai romani come unguento e non per insaporire i cibi. Gli altri invitati romani cominciarono a lamentarsi del cibo “barbaro” ma Cesare con saggezza li zittì con la celebre affermazione “de gustibus non disputandum est”.  



Napoleone Bonaparte

Il celebre generale corso non era un buongustaio e neppure un amante dello slow food, considerato che divorava letteralmente le pietanze con una fretta e una voracità che ancora si racconta. È per questo che soffriva di gastrite che alleviava tenendo spesso una mano sullo stomaco sotto il pastrano, tanto che in questa posizione era ritratto. Pur essendo nato su un’isola era un’amante delle carni, che accompagnava con immancabile Chambertin, un vino di Borgogna. A lui, tra tanti mali, si deve l’invenzione di un piatto tipico piemontese, il pollo alla Marengo, la cui storia è singolare. Nel corso della storica battaglia, le provviste erano scarse, così il cuoco inviò due aiutanti a cercare qualcosa per soddisfare il palato del Generale. Essi tornarono solo con un polletto,  dei gamberi di fiume, uova, olio, aglio e qualche pomodoro. Unendo questi scarsi ingredienti e sfumando con del cognac (oggi sostituito da vino bianco) il cuoco preparò un piatto che Napoleone gradì molto, tanto che prese dalla tragica battaglia.



George Washington

Quali erano i piatti amati da George Washington, comandante delle forze americane nella Rivoluzione e Primo Presidente degli Stati Uniti? chissà cosa gustava nella sua dimora di Mount Vernon lungo le rive del fiume Potomac in Virginia?
Si dice che il Presidente fosse un amante delle ciliegie in tutte le loro varianti, in particolare adorava la Cherry Pie, Torta di Ciliegie, sia nella versione dolce che salata. Mangiava spesso anche purè di patate dolci, fagiolini con mandorle e pesci alla griglia di fiume, come pure carni di animali allevati nella sua fattoria; come dolci, invece, preferiva la Torta Trifle, un dolce al cucchiaio, antenato della zuppa inglese, come pure la Torta di carote. 



Giuseppe Garibaldi

Per risvegliare un po’ di sano spirito patriottico curiosiamo nella cucina dell’eroe dei Due Mondi, il Generale che ha lottato strenuamente per realizzare il suo sogno, l’Unità d’Italia. Certamente semplice era il pasto dei Garibaldini durante la spedizione dei Mille, spesso costituito solo da pane o gallette con carne salata o formaggio accompagnato da un bicchiere di vino. Ma non diverso era il gusto del Generale, il quale non amava piatti elaborati, ma anzi preferiva piatti semplici e popolari, in particolare minestre di verdure e legumi e carni arrostite, che chiamava churrasco, memore delle sue avventure in Sudamerica. Ed ancora stoccafisso, la bouillabaisse (una zuppa di pesce marsigliese aromatizzata con finocchio selvatico, scorze di arance secche e zafferano) e la pissaladiere (una torta salata con cipolle e olive nere). Umile anche nel dessert, era goloso di gallette da marinaio e uva passa, così oltre ad aver dato il nome a Piazze e Strade di tutta la Penisola, può vantarsi di aver dato il nome anche ai gustosi biscotti inglesi, i famosi Garibaldi.   



Enrico VIII

A giudicare dalle sue forme abbondanti, certamente doveva essere un buongustaio il Re d’Inghilterra, famoso nella storia per le sue 6 mogli, misteriosamente scomparse una dopo l’altra dopo aver partorito figlie femmine. Insaziabile si potrebbe definire questo sovrano, al pari delle sue brame di potere e gloria. Amava stupire gli invitati come un Trimalcione rinascimentale, con banchetti di cui ancora oggi si narrano le meraviglie e lo stupore. Si cenava con posate pregiate e non era impossibile trovare all’interno di pasticci e portate, fiori e frutti o anche gioielli e preziosi. Prediligeva le carni di vitella e selvaggina (tra cui tacchini importati dal Nuovo Mondo) ma non di maiale, lasciato al popolo e considerato meno pregiato. Come pure gustava pesci di fiume, all’epoca ritenuti più ricercati di quelli di mare. Il tutto innaffiato di vino, eredità della tradizione romana, importato dalla Provenza o dalla Toscana.   

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